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Signore cosa vuoi che io faccia?

29/9/2017

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Sr Elisa e Sr Abbebech al campo giovani organizzato dai frati cappuccini del Veneto. 

Cugnan (BL), 13-21 agosto
campo Cugnan - 15-8-17 Santuario della Madonna del Nevegal
La domanda più difficile del mondo, quella che tutti, anche noi Cristiani, preferiremmo evitare. Una domanda che crea domande, che difficilmente dà risposte attese e prevedibili: insomma, una domanda che apre alla vita. Noi giovani Francescani abbiamo passato un’intera settimana a interrogarci e a interrogare il Signore sul progetto che ha per noi, sul suo desiderio d’amore per le nostre vite.
È stata dura perché ogni singolo giorno ci ha richiesto di essere disponibili a penetrare nel profondo la nostra vita, confrontandoci anche con le nostre paure, con ciò che ci blocca e non ci fa camminare, con ciò che ci tiene lontani da Dio.
​Ma una certezza che abbiamo potuto sperimentare è che quando ci troviamo davanti a sfide difficili, il Signore non ci lascia soli. Un team di meravigliosi animatori, guidati da fra Alessandro Carollo, ci ha accompagnati passo dopo passo, rassicurandoci con tanto amore e allo stesso tempo spronandoci a non accontentarci, per sfruttare al meglio questa occasione.
Inoltre, al di sopra di tutti, ci ha accompagnati San Francesco.
La catechesi era infatti incentrata sui passaggi principali della sua vita, dalla vita mondana che caratterizzava la sua giovinezza alla conversione profonda che ha segnato il suo corpo con il dono delle stimmate. Francesco, più che una guida, è stato compagno di viaggio. Nelle sue ferite abbiamo potuto riconoscere le nostre, nelle sue gioie abbiamo trovato la speranza di ritrovare vita in Dio. Ci siamo lasciati affascinare dalla determinazione con cui Francesco ha costruito il suo cammino, dall’Amore per gli altri, da tutte quelle sfide che l’hanno indebolito fisicamente ma reso invincibile nell’animo.
Francesco ci ha insegnato che se vogliamo capire qual è il nostro posto nel mondo dobbiamo prima di tutto affidarci e fidarci per poi fare delle scelte che siano definitive e coraggiose. Ci ha fatto capire che temporeggiare logora il cuore mentre osare ci ricarica di vita. Dobbiamo allora scendere in campo nella vita e darci da fare, consapevoli che non siamo soli e che la vera forza sta nell’amore che possiamo donarci l’un l’altro e che è immagine di un amore più grande che ci è stato donato.
Un campo scuola insegna più di tutto che essere fratelli, relazionarsi in modo autentico è la vera via per una vita piena d’amore, dove ogni gioia diventa una carica di energia vitale e ogni difficoltà un’occasione per crescere e rimettersi in cammino. Mettersi alla ricerca della propria vocazione e sentire che qualcuno ci prende per mano e ci chiede di poterci stare vicino è forse il miracolo più grande che si realizza nella nostra vita. E il bello è che si realizza continuamente, forse tante volte dovremmo prestare noi maggiore attenzione. Insomma, tante volte ci piacerebbe avere tutte le risposte ad ogni nostro quesito, vorremmo tutto e subito. Quello che abbiamo imparato in questa settimana è che dobbiamo invece saper attendere, essere pazienti e rammentare che i tempi di Dio non vogliono assecondare la nostra fretta ma piuttosto i nostri desideri più profondi.
​Un’attesa attiva, che non vuol dire rimanere a braccia conserte ad attendere che arrivi qualcosa dall’alto. Piuttosto un’attesa che porta ad essere costantemente in ricerca, a fare scelte decise che accendano luci nelle nostre vite senza sentirci mai completamente arrivati. Un po’ come in montagna: per arrivare alla vetta dobbiamo pazientare per la fatica e il cammino che ci viene richiesto. Abbiamo bisogno di tempo per raggiungere le cime più alte. Ogni passo è una nostra scelta, temporanea ma fondamentale, la vetta è la realizzazione della nostra felicità in Lui. Così sembra essere l’incontro con Dio. In questa attitudine si mette in moto la ricerca del progetto d’amore che Egli ha per noi. 
“E ti vengo a cercare […] perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza” dice Battiato in una sua canzone. Queste parole, durante una celebrazione penitenziale, hanno dato voce al nostro bisogno di sentirsi abbracciati da un Dio che è Padre e che ci ama e desidera accompagnarci in ogni attimo della nostra vita. 
Giulia
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