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Una nuova avventura per Sr Gabriella!

25/9/2017

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L'unione fa la forza, per i migranti in Sicilia.

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​Pace e bene!
La mia “nuova avventura” incomincia alla fine di Aprile di quest’anno quando, come un fulmine a ciel sereno, alla mia Congregazione viene chiesto di aderire ad una nuova proposta e a me di attuarle mediante una “svolta” della mia vita. L’UISG (Unione Internazionale delle Superiore Generali) dal 2015, dietro invito di Papa Francesco di mettersi al servizio dei migranti in Sicilia, sta lavorando con Suore di diverse Congregazioni e diverse nazionalità, nella Diocesi di Agrigento e Caltagirone (Ramacca), per essere in collaborazione con le diverse realtà che operano a favore di tutti coloro che arrivano dal mare. In seguito, da un anno, è stata aperta anche la comunità di Caltanisetta.
Le Suore che mi hanno preceduto in questa missione hanno avuto alcuni mesi di preparazione a Roma, sia per imparare l’italiano, perché alcune sono state mandate dal loro paese direttamente in Italia e sia, per incominciare a conoscersi meglio e programmare insieme il futuro cammino. Nel dicembre del 2015 le Sorelle sono arrivate a Ramacca (CT) accompagnate dalle responsabili e accolte dalla Chiesa locale e, nello stesso tempo, altre sono state accolte ad Agrigento.
Le sorelle della comunità di Ramacca dove sono ora, sono impegnate in un servizio rivolto ai minori non accompagnati. La cooperativa, dedicata ad una mistica ebrea, è costituita da persone del luogo: un responsabile e alcuni operatori che si prendono cura di ragazzi di minore età che sono accompagnati nel loro cammino di crescita con turni di lavoro in casa, possibilità di andare a scuola e anche tentativo di integrazione nella società che li accoglie. In questi anni il cammino è stato vario: diverse Suore si sono succedute e hanno prestato il loro servizio sia per essere mediatrici linguistiche, sia per poter entrare meglio nella loro cultura sia per comprendere le dinamiche che si creano, che sono diverse da luogo a luogo.
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Io sono arrivata il 20 luglio in un certo senso avvantaggiata perché in questo anno e mezzo, le sorelle che mi hanno preceduto, hanno cercato, oltre al servizio in cooperativa, di inserirsi in varie realtà e trovare altri servizi sia in Ospedale a Caltagirone che nel CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) a Mineo e anche alla Caritas di Catania. E’ stato un continuo imparare a rapportarsi con la realtà di persone che arrivano dai loro paesi o per motivi di guerra o per migliorare economicamente, e nel frattempo, conoscere come in Sicilia si siano attrezzati: comunità religiose e laicali, ad accogliere con centri di prima accoglienza e altre realtà.
Arrivata all’aeroporto di Catania in tarda mattinata c’erano ad accogliermi, Sr. Florence (francese) e Sr. Janet (americana). A Ramacca invece avrei trovato Sr. Jeya (si pronuncia Gea), indiana, che era di turno alla cooperativa e, dopo una settimana, a completare la comunità, sarebbe poi arrivata Sr. Sara (etiope).
Sr. Florence era venuta in aiuto per un mese circa per guidare l’auto e accompagnare le Sorelle nei vari servizi e, dall’aeroporto fino a Ramacca, incominciava già a darmi le prime indicazioni stradali, visto che dopo due giorni sarebbe ritornata a Roma.
L’accoglienza riservatami è stata veramente splendida, già mi sentivo attesa da qualche giorno visto che mi arrivavano alcuni messaggi di cordialità, un pranzo con i “fiocchi” e poi varie visite alle diverse realtà in cui sarei stata chiamata a servire. Un’esperienza davvero importante: a sentirne parlare aveva un sapore, ma ora si respirava la realtà. Ho incominciato a conoscere, vedere, informarmi, rendermi disponibile soprattutto nella guida, visto che le attività, come piace dire a Papa Francesco sono per lo più “in uscita”. Al ritorno di Sr. Sara poi, stavo avvertendo che saremmo entrate nel quotidiano: l’incontro tra noi, la divisione dei vari compiti sia comunitari che di servizio apostolico e, soprattutto, prendevo sempre più consapevolezza di ciò che avevo letto come programma del progetto della UISG ai migranti: avrebbe dovuto essere una sfida e nello stesso tempo la ragione della nostra vita insieme.
Essere “ponti” tra noi Sorelle, diverse per Nazionalità, Congregazione ed età, nella Chiesa locale e soprattutto tra i migranti, con i quali nelle diverse realtà siamo chiamate a collaborare.
Sono rimasta sorpresa dalla preghiera di ingresso in questa comunità di cui ora faccio parte, preparata dalle Sorelle e dall’augurio di come servire i fratelli alle quali siamo chiamate. Preghiera di buon ritorno anche di Sr. Sara e di avvio della comunità….  “Signore Gesù, cuore e volto del Padre, infondi il tuo Spirito perché incontriamo ogni sofferenza umana sostenuti dal tuo amore. Apri i nostri occhi perché sappiamo riconoscere in ogni persona sola, emarginata o malata il tuo Volto e la tua Presenza. Illumina le nostre menti perché promuoviamo la dignità umana di cui ognuno è rivestito e, ascoltando la sua storia, condividiamo i suoi bisogni. Rendi attente le nostre orecchie alle voci inascoltate di quanti implorano aiuto. Il nostro cuore sia capace di offrire speranza dove c’è paura, solidarietà dove c’è solitudine, conforto dove c’è tristezza, condivisione dove c’è disperazione. Rendici capaci, Signore, di partecipare al tuo progetto in un mondo che sia per tutti casa e scuola di comunione. Amen”
Ecco che così, poco alla volta, sono stata introdotta nelle attività che già si svolgono a favore degli immigrati, chiamata ad entrare in una realtà che mi era veramente nuova, attenta a vedere i bisogni… se vogliamo dirlo con una frase che mosse i primi passi della fondatrice: “Guardati attorno e servi!”. Una nuova quotidianità perché niente è speciale e straordinario, ma ciò che muove è, e rimane, il servizio ai fratelli lasciati al margine e spesso oppressi e schiavizzati. Non è facile ascoltare storie che ti sembrano talora impossibili che accadano ad essere umani: si comprende che, in fondo, il mare è stato visto più come una liberazione, perché ciò che hanno vissuto prima era peggio.
Per ora ho conosciuto solo alcune sorelle del Progetto rivolto ai migranti in Sicilia, perché diverse sono ancora in vacanza, ma tutte abbiamo il medesimo obiettivo: essere ponti tra noi e i fratelli che siamo chiamate a servire. Le attività sono varie a seconda del luogo, ma manca un progetto comune: tante realtà di accoglienza e di aiuto spesso rischiano di lavorare in autonomia.
Sr. Gabriella Mazzoni
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